Quando il valutatore incontra la “business judgement rule”

Abbiamo depostato la relazione di consulenza tecnica, disposta in una causa celebrata davanti alla III Sezione del Tribunale di Roma, specializzata in materia societaria, che ha visto chiamati in giudizio, per rispondere in solido dei danni patrimoniali, quaranta tra amministrtori e sindaci, i primi per asserita mala gestio ed i secondi per presunta omissione dei doveri di controllo, di quello che, sino al fallimento, avvenuto nel 2008, è stato un dei maggiori OLO-ISP italiani. Dopo aver esaminato migliaia di pagine di documenti, tra i quali, bilanci, verbali, piani aziendali, valutazioni, prospetti di collocamento, abbiamo ritenuto che non sussistesse evidenza sufficiente che i convenuti avessero agito senza la dovuta diligenza, in maniera non adeguatamente informata e/o in modo irrazionale. L’impresa ha costantemente accresciuto la propria quota di mercato, sostenuta dagli azionisti con continui versamenti a copertura delle perdite e ricostituzione del suo capitale. A dispetto di ciò, non è riuscita a raggiungere la massa critica necessaria a divenire profittevole, in un contesto di mercato delle TLC caratterizzato da una competizione sempre più intensa. Il mancato raggiungimento degli obiettivi di redditività di un investimento non implica necessariamente che amministratori e sindaci siano venuti meno ai loro doveri. Nell’esaminare criticamente decisioni aziendali occorre riportarsi alle circostanze conoscibili nel momento in cui sono state assunte, rifuggendo da giudizi basati sul “senno del poi”.